"Una storia di amore e odio, vendette e lotta per il potere"Tra le molteplici divinità dell’antico Egitto Osiride era probabilmente il dio più amato dalla popolazione. Associato al concetto di immortalità, Osiride forniva una risposta chiara alla paura della morte.
Osiride è il protagonista di una delle leggende più drammatiche della religione egizia. Una storia in cui si mescolano amore e odio, vendette e lotta per il potere. Non esiste un testo egizio completo con i particolari del mito, ma numerose testimonianze frammentarie pubblicate nel corso dei secoli. I primi documenti si trovano nei Testi delle piramidi (risalenti alla metà del III millennio a.C.), mentre l’Inno a Osiride fu inciso dallo scriba Amenmose su una stele circa settecento anni dopo. Fonti più completi del mito ci sono state tramandate grazie a due scrittori greci: Plutarco, con l'opera Iside e Osiride e Diodoro Siculo, nella sua Biblioteca storica. La genealogia di Osiride affonda le sue radici all'origine del mondo. Secondo la cosmogonia che prese forma nella città egizia di Eliopoli, il cosmo era inizialmente un vasto e oscuro abisso, privo di superficie e di confini, popolato soltanto dal dio Atum-Ra. Questi, sentendosi in solitudine, decise di creare il mondo con l'aiuto di una serie di divinità da lui stesso generate. Atum-Ra creò inizialmente i nonni di Osiride: Shu e Tefnut, rappresentanti rispettivamente dell'aria secca e di quella umida. Uniti, essi generarono Nut, la volta celeste, e Geb, la Terra, i genitori di Osiride. Nut e Geb, a loro volta, diedero vita a due coppie di gemelli: Osiride-Iside e Seth-Nefti, ognuno dei quali simboleggiava forze naturali: Osiride la vegetazione, Iside l'amore familiare, Seth la sterilità e la collera, mentre Nefti fungeva da protettrice dei morti. La storia di Osiride è ricca di eventi straordinari, a cominciare dalla sua nascita. Ra, geloso della dea Nut, le proibì di partorire nei consueti 360 giorni dell'anno. Nut, cercando aiuto, si rivolse a Thot, il dio della saggezza. Thot, vincendo contro la Luna a una partita di senet (antenato del backgammon), ottenne in premio i cinque giorni epagomeni, aggiunti all’anno civile di 360 giorni per allinearlo con l'anno solare. Così, Nut approfittò di uno di questi giorni per dare alla luce Osiride, conosciuto anche come Unennefer, cioè il perfetto. In quanto primogenito, Osiride ereditò la valle del Nilo, mentre a Seth, nato con difficoltà il terzo giorno epagomeno, venne destinato il deserto. Da giovane, Osiride viaggiò per il Paese per istruire gli uomini e aiutarli a uscire dalla loro condizione primitiva. Insegnò loro a coltivare il grano e la vite, a lavorare la terra, a venerare gli dèi e a seguire leggi. Nel frattempo, Iside, sua sorella e sposa, si occupava della casa. Invidioso del successo del fratello, Seth architettò un piano per spodestarlo dal trono d’Egitto. Quando Osiride tornò dai suoi viaggi, Seth organizzò un banchetto in suo onore, invitando settantadue complici con l’intento di costruire una bara su misura per lui. Durante i festeggiamenti, Seth proclamò che avrebbe regalato il sarcofago a chiunque si fosse adattato perfettamente. Tutti gli invitati lo provarono, ma risultò sempre troppo grande. Quando fu il turno di Osiride, i cospiratori chiusero rapidamente il coperchio, sigillandolo con chiodi e versando piombo fuso affinché affondasse nel Nilo. Tuttavia, la bara rimase a galla, navigando verso le foci del fiume e poi sul Mediterraneo, fino a arenarsi sulla costa fenicia, vicino a Byblos, nell’attuale Libano. Iside, appresa la notizia, cadde in un profondo dolore. Con un grido straziante si strappò una ciocca di capelli, si vestì di lutto e partì alla ricerca del marito. Un giorno, un vento divino le rivelò che la bara era approdata a Byblos, avvolta da un albero di tamerice. Questo albero, crescendo, aveva nascosto il corpo di Osiride. Purtroppo, il re di Byblos decise di abbattere l'albero per utilizzarlo come colonna del suo palazzo. Iside, grazie ai suoi poteri magici, si avvicinò alle serve della regina e divenne la nutrice di uno dei suoi figli. Dopo varie avventure, riuscì a recuperare la colonna e riportare il corpo di Osiride in Egitto, nascondendolo a Buto, nel delta del Nilo. Tuttavia, Seth lo scoprì durante una battuta di caccia. Temendo che Iside potesse riportare in vita il marito, Seth rubò il corpo e lo smembrò in quattordici pezzi, gettandoli nel Nilo. Dopo aver appreso dell'orribile destino del marito, Iside intraprese nuovamente il viaggio in Egitto per raccogliere i resti di Osiride. Ogni volta che trovava un frammento, ordinò che fosse eretto un santuario in onore di Osiride, contenente una copia del suo corpo per depistare Seth. È per questo che nell'Alto Egitto venivano venerate sette parti del dio, mentre nel Basso Egitto altre quattro. Secondo Plutarco, solo la testa originale fu sepolta nel tempio di Abydos, considerato la vera tomba di Osiride. Per questo motivo, gli egizi dovevano compiere un pellegrinaggio rituale verso il santuario di Abydos, sia in vita che dopo la morte. Dopo aver recuperato i resti, Iside, con l’assistenza di Anubi, dio dell’imbalsamazione con testa di cane, ricostruì il corpo di Osiride grazie ai suoi poteri magici. Tuttavia, un problema si presentò: il fallo di Osiride era stato accidentalmente mangiato da un pesce del Nilo. Iside dovette quindi crearne uno di argilla e incantarlo. Successivamente, assunse la forma di un nibbio e, battendo le ali sopra il corpo di Osiride, provocò una brezza rigeneratrice che lo riportò in vita. Con il membro eretto, Osiride poté unirsi nuovamente a Iside. Minacciata di nuovo da Seth, Iside si rifugiò su un’isola del delta del Nilo, dove partorì Horus, il dio falco. Inizialmente debole, Horus ricevette le cure e le protezioni di Iside grazie ai suoi incantesimi. Col passare del tempo, Horus divenne forte e si preparò a vendicare il padre e a reclamare il suo diritto al trono d’Egitto. Pur essendo tornato in vita, Osiride non governò più sulla Terra, ma assunse il controllo del regno dei morti. I defunti aspiravano a unirsi a lui per vivere un’eternità soddisfacente, in cui nulla potesse mancare.
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Daniel BusoStorico dell'arte e direttore artistico di ARTIKA Archivi
Febbraio 2025
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