"58 mila americani e circa 3 milioni di vietnamiti persero la vita durante la terribile e sanguinosa guerra del Vietnam"58 mila americani e circa 3 milioni di vietnamiti persero la vita durante la terribile e sanguinosa guerra del Vietnam. Un conflitto inspiegabile, lungo vent'anni, capace di scatenare la più potente ondata pacifista del mondo. Moratorium to end the war in Vietnam fu una marcia capace di mobilitare e unificare studenti, lavoratori, artisti e intellettuali degli anni Sessanta. Durante le proteste nacquero i primi movimenti di contro-informazione, che segnalarono l'uso del napalm da parte dei soldati americani, gli abusi e i massacri che sconvolsero l'opinione pubblica. La guerra in Vietnam diede, per ironia della sorte, un impulso fondamentale alla più importante rivoluzione culturale dell'occidente, quella del ‘68. Un movimento capace di porsi contro l'intero sistema della cultura borghese e che si estese a tutte le forme di comportamento: dal vestiario, al linguaggio, passando per le relazioni sessuali e familiari, fino al rinnovamento delle arti. Da lì iniziò un cammino di speranza, di sogni, di emancipazione, oltre che un percorso di riscoperta dell’individuo e della sua sensibilità. I due fotografi, Stephen Shames e Jill Freedman, mostrano come l'America fosse spaccata in due dalla guerra in Indocina. Da un lato i pacifisti e il loro ideale di libertà, dall'altro i patrioti che salutavano enfaticamente i propri concittadini mandati dall'altro lato del mondo a difendere illusoriamente la propria civiltà contro la minaccia comunista. "Spettatore consapevole dell'influenza che il suo paese voleva esercitare in Vietnam, Indiana decise di esprimersi attraverso l'arte, con un gesto provocatorio"L'artista Pop Robert Indiana è indelebilmente impresso nell'immaginario collettivo per la scritta LOVE, declinata in un'infinità di rappresentazioni e supporti artistici.
Nel 1997 lavorò ad un portfolio di opere intitolato “American Dream”, rielaborando opere serigrafiche prodotte nei precedenti trent'anni di carriera. “New Glory Banner” vide la luce per la prima volta nel 1961. Gli elementi decorativi a stelle e strisce della bandiera americana cessano qui di essere un motivo puramente astratto per acquisire connotazioni politiche. Siamo nel 1961, gli Stati Uniti e in particolare l'amministrazione Kennedy stavano preparando una delle operazioni militari più disastrose nella storia del paese: l’invasione del Vietnam. L'afflusso massiccio di truppe e mezzi bellici sarebbe iniziato l'anno successivo, ma le ingerenze americane in Indocina erano iniziate già pochi mesi dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Spettatore consapevole dell'influenza che il suo paese voleva esercitare in Vietnam, Indiana decise di esprimersi attraverso l'arte, con un gesto provocatorio. Le stelle di questa bandiera capovolta sono 51. Ai 50 stati che la compongono, l'artista propose di aggiungerne un altro: il Vietnam, appunto. Dato l'interesse che i suoi leader manifestavano per quel remoto paese, poteva esserci una soluzione migliore di una annessione in piena regola?
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"Il lato insolito e misterioso dietro l'apparente banalità della vita quotidiana"La Metafisica non fu un movimento artistico; essa può definirsi, più correttamente, come una tendenza della pittura italiana del secondo decennio del Novecento, l’esito di un’operazione estetica, la manifestazione di un’espressione pittorica maturata nell’alveo della ricerca di de Chirico. Il termine “metafisica”, applicato alla pittura, può essere letto in senso letterale, come al di là della fisica. Secondo de Chirico, infatti, l’arte non doveva avere alcun legame con la realtà, poiché il suo scopo era scoprire la via alternativa per svelare il lato insolito e misterioso che si cela dietro l’apparente banalità della vita quotidiana. “Perché un’opera d’arte sia veramente immortale”, scrisse de Chirico, “è necessario che esca completamente dai confini dell’umano: il buon senso e la logica la danneggiano”. Il concetto “metafisico” ebbe origine in filosofia. Giorgio de Chirico intese esprimere l’idea di un tempo “circolare” legata all’“eterno ritorno” delle cose e degli avvenimenti, attraverso l’influenza del pensiero di Schopenhauer e Nietzsche. La sua pittura esprime il “grande vuoto” della realtà ultima, liberata dalle sovrastrutture e perciò terrificante. Le piazze, le torri e gli oggetti sono collocati in un posto senza tempo, come se fossero sospesi nel vuoto, illuminati da una luce fredda e impetuosa proveniente da una fonte invisibile. "Schopenhauer e Nietzsche per primi insegnarono il profondo significato del non-senso della vita e come tale non-senso potesse venire trasmutato in arte, anzi dovesse costituire l’intimo scheletro d’una arte veramente nuova, libera e profonda", disse de Chirico. "Ogni cosa, animata o inanimata, ha un suo essere metafisico"I primissimi quadri di de Chirico vennero prodotti sulla scia dell’ispirazione generata dall’incontro con le opere simboliste del pittore svizzero Arnold Böcklin e dell’artista tedesco Max Klinger, a Monaco di Baviera. Attraverso figure mitologiche, il pittore ambiva alla creazione di visioni sorprendenti del mondo e della natura. A Monaco di Baviera e, successivamente, a Firenze, de Chirico lesse varie opere di Nietzsche, pubblicate a fine Ottocento, come Ecce homo, La Nascita della tragedia e Così parlò Zarathustra. Il filosofo tedesco diventò così parte integrante della sua riflessione pittorica. Due aspetti su tutti lasciarono un segno indelebile: lo sguardo metafisico delle cose quotidiane del mondo e la percezione del tempo sospeso e circolare, noto come l’eterno ritorno. Ogni cosa, animata o inanimata, secondo il pensiero nietzschiano, ha un suo essere metafisico, un suo linguaggio. Ogni cosa può essere intesa psicologicamente cambiando prospettiva o punto di vista. Ispirato da tali pensieri filosofici, de Chirico ebbe le sue prime “rivelazioni” a Firenze, nell’autunno del 1910. Apparirono, per la prima volta nella sua mente, immagini trasfigurate della realtà capaci di rivelare all’artista l’essenza nascosta delle cose e dell’ambiente circostante. Visita la mostra a Palazzo Sarcinelli di Conegliano
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Daniel BusoStorico dell'arte e direttore artistico di ARTIKA Archivi
Gennaio 2024
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