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VIETNAM. American Beauty

17/10/2023

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"58 mila americani e circa 3 milioni di vietnamiti persero la vita durante la terribile e sanguinosa guerra del Vietnam"

Foto
SX: Stephen Shames, "San Francisco, Vietnam Moratorium", 1960 - DX: Jill Freedman, "Vietnam Parade N.Y.", n.d.
58 mila americani e circa 3 milioni di vietnamiti persero la vita durante la terribile e sanguinosa guerra del Vietnam. Un conflitto inspiegabile, lungo vent'anni, capace di scatenare la più potente ondata pacifista del mondo. Moratorium to end the war in Vietnam fu una marcia capace di mobilitare e unificare studenti, lavoratori, artisti e intellettuali degli anni Sessanta. Durante le proteste nacquero i primi movimenti di contro-informazione, che segnalarono l'uso del napalm da parte dei soldati americani, gli abusi e i massacri che sconvolsero l'opinione pubblica.

La guerra in Vietnam diede, per ironia della sorte, un impulso fondamentale alla più importante rivoluzione culturale dell'occidente, quella del ‘68. Un movimento capace di porsi contro l'intero sistema della cultura borghese e che si estese a tutte le forme di comportamento: dal vestiario, al linguaggio, passando per le relazioni sessuali e familiari, fino al rinnovamento delle arti. Da lì iniziò un cammino di speranza, di sogni, di emancipazione, oltre che un percorso di riscoperta dell’individuo e della sua sensibilità.

I due fotografi, Stephen Shames e Jill Freedman, mostrano come l'America fosse spaccata in due dalla guerra in Indocina. Da un lato i pacifisti e il loro ideale di libertà, dall'altro i patrioti che salutavano enfaticamente i propri concittadini mandati dall'altro lato del mondo a difendere illusoriamente la propria civiltà contro la minaccia comunista.

"Spettatore consapevole dell'influenza che il suo paese voleva esercitare in Vietnam, Indiana decise di esprimersi attraverso l'arte, con un gesto provocatorio"

Foto
Robert Indiana, "New Glory Banner", 1997
L'artista Pop Robert Indiana è indelebilmente impresso nell'immaginario collettivo per la scritta LOVE, declinata in un'infinità di rappresentazioni e supporti artistici.

Nel 1997 lavorò ad un portfolio di opere intitolato “American Dream”, rielaborando opere serigrafiche prodotte nei precedenti trent'anni di carriera. “New Glory Banner” vide la luce per la prima volta nel 1961. Gli elementi decorativi a stelle e strisce della bandiera americana cessano qui di essere un motivo puramente astratto per acquisire connotazioni politiche.

Siamo nel 1961, gli Stati Uniti e in particolare l'amministrazione Kennedy stavano preparando una delle operazioni militari più disastrose nella storia del paese: l’invasione del Vietnam. L'afflusso massiccio di truppe e mezzi bellici sarebbe iniziato l'anno successivo, ma le ingerenze americane in Indocina erano iniziate già pochi mesi dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Spettatore consapevole dell'influenza che il suo paese voleva esercitare in Vietnam, Indiana decise di esprimersi attraverso l'arte, con un gesto provocatorio. Le stelle di questa bandiera capovolta sono 51. Ai 50 stati che la compongono, l'artista propose di aggiungerne un altro: il Vietnam, appunto. Dato l'interesse che i suoi leader manifestavano per quel remoto paese, poteva esserci una soluzione migliore di una annessione in piena regola?
AMERICAN BEAUTY. Da Robert Capa a Banksy
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