"Uno stile già maturo capace di giocare con i simboli, il mistero e l’inconscio"Una delle primissime opere metafisiche di Giorgio de Chirico fu L’enigma dell’ora. All’interno della tela il pittore mostrava uno stile già maturo capace di giocare con i simboli, il mistero e l’inconscio. L’opera risale all’anno 1910 o 1911, il pittore aveva solo ventitré anni durante la sua realizzazione. Grazie anche a questa tela, de Chirico riuscì a ottenere grande fama tra i suoi contemporanei, esponendo i suoi primi capolavori al Salon d’Automne e al Salon des Indépendants di Parigi. Il pittore inserì nel dipinto uno sfondo composto da una successione di cinque arcate a tutto sesto antistanti un porticato in ombra. Nella parte alta trova spazio una lunga loggia sulla cui parete esterna è appeso un orologio. In basso è presente una fontana quadrangolare con al centro un piccolo zampillo d’acqua. Le figure umane della rappresentazione sono tre: un uomo vestito di bianco in primo piano; un secondo personaggio in ombra sotto il secondo arco da destra; un terzo personaggio nel loggiato. Le grandi aperture rette da semicolonne del corridoio superiore, infine, lasciano intravedere un cielo azzurro e terso che controbilancia la solennità data dal gioco di luci e ombre che oscura e illumina la piazza. L’enigma, a cui allude il titolo dell’opera, risiede proprio nella difficoltà da parte dello spettatore di trovare una correlazione tra l’ora segnata dall’orologio e la luce nella piazza. Le lancette indicano infatti pochi minuti prima delle tre del pomeriggio. Il sole sembra tuttavia aver superato lo zenit (dovrebbero essere quindi mezzogiorno). Manca dunque una correlazione coerente tra gli elementi inseriti nella tela. Ciò suggerisce che la scena sia in realtà la raffigurazione di un sogno in cui il tempo si fa sospeso e ogni soggetto non è legato all’altro da rapporti di causa-effetto. "L'aspetto piscologico e soggettivo del tempo"L’opera di de Chirico ispirò a Dalì il celebre capolavoro La persistenza della memoria. In questo dipinto gli orologi sono deformati rispetto la loro forma geometrica perché non rappresentano il tempo lineare ma, come per de Chirico il suo aspetto psicologico e soggettivo. All’interno della sua autobiografia, La mia vita segreta, Salvador Dalì parlò a proposito di come era nata la sua opera. Il pittore aveva un leggero mal di testa. Pur volendo andare al cinema, all’ultimo momento decise di rimanere a casa. Durante la cena mangiò un camembert, formaggio francese dal sapore molto intenso. Dopo che Gala se ne era andata, Dalì rimase a lungo a meditare sul problema filosofico posto da quel formaggio. Si recò quindi nel suo atelier per gettare un ultimo sguardo sul dipinto a cui stava lavorando. Prima di spegnere la luce ebbe l’intuizione: "Due orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo. Nonostante il mal di testa fosse ora tanto intenso da tormentarmi, preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più famosi, era terminato". Il paesaggio è deserto e privo di vegetazione, l’unica cosa che notiamo sono tre orologi dalla consistenza liquefatta. Da questo il nome di "orologi molli" con cui l'opera passò alla storia. Per info sulla mostra di de Chirico a Conegliano, premi il pulsante in basso
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Daniel BusoStorico dell'arte e direttore artistico di ARTIKA Archivi
Gennaio 2024
Categorie |