"Il confine tra pubblico e privato si annulla"Nel 1978, all’età di 28 anni, Steve McCurry lascia la posizione di fotografo presso un giornale provinciale di Filadelfia per dar vita ad uno dei suoi più grandi sogni: visitare l’India. Il fotografo acquista duecento rullini e lascia gli Stati Uniti. L’inizio non è dei più esaltanti e, come ci racconta lui stesso, a sole due settimane dall’arrivo, “in un posto chiamato Kodaikanal, nel Sud, mi presi l’amebiasi e inoltre dovetti sottopormi a una serie di iniezioni antirabiche, dopo essere entrato in contatto con un cane idrofobo”. Di questo primo viaggio poco rimane poiché le imprese maggiori di fine anni ’70 si concentrano nella documentazione di Afghanistan e Pakistan. Nel 1983 torna però nel subcontinente con lo scopo di documentare il monumentale sistema ferroviario dell’Asia meridionale. Ne deriva un resoconto preciso ed emozionante della vita quotidiana in India, dove la maggior parte delle attività avviene in pubblico: come mangiare, dormire e lavarsi. La serie di immagini è un grande ritratto di questa complessa società in cui il confine tra pubblico e privato si annulla, un paese in cui “i poveri, ma anche quelli che se la cavano un po’ meglio, tendono a vivere in strada”, sottolinea McCurry. Il suo racconto per immagini dell’India non è però puramente romantico, poiché non trascura di parlarci dei profondi contrasti e delle iniquità che ancor oggi costellano quel mondo lontano. Nel tempo l’India è diventata una delle nazioni più frequentate da McCurry, protagonista di preziose serie documentarie pubblicate da prestigiose riviste internazionali. "Lo sguardo esprime appieno lo spirito della sua gente"L’immagine qui pubblicata, scattata nel 2009, rappresenta una bellissima bambina nomade incontrata dal fotografo in Rajasthan, nell’India del Nord, dove egli svolgeva un prezioso lavoro di documentazione delle popolazioni nomadi.
L’etnia di appartenenza è Rabhari, nomadi principalmente dediti alla pastorizia. Essi viaggiano incessantemente alla ricerca di cibo per i loro animali. McCurry ci racconta di come i Rabhari saranno presto costretti a trasferirsi presso i centri urbani, finendo così per perdere la propria affascinante alterità. Il Rajasthan si sta trasformando in un territorio inospitale per i nomadi sia a causa del cambiamento climatico che a seguito della massiccia opera di edificazione e industrializzazione. La piccola protagonista si chiama Shakti e sembra accoglierci nella sua piccola casa-tenda. Lo sguardo esprime appieno lo spirito della sua gente, orgogliosa e indipendente. Le qualità pittoriche di questa immagine sono impressionanti, sia dal punto di vista della luce che della composizione, ma lo è altrettanto il senso di empatia e di comprensione che il fotografo riesce a suscitare nello spettatore di questa scena così toccante. Riprendendo le parole di Anthony Bannon, direttore della George Eastman House di New York, si può dire che “l’immagine in oggetto è perfettamente in linea con i suoi obiettivi artistici: rappresentare, attraverso le vite degli altri, questioni di portata universale, che ci parlino della condizione umana”. Articolo a cura di Daniel Buso Per info sulla mostra in corso a Pisa, clicca il link qui in basso
0 Comments
Leave a Reply. |
Daniel BusoStorico dell'arte e direttore artistico di ARTIKA Archivi
Gennaio 2024
Categorie |